5 LUOGHI ICONICI PER PATTI SMITH IN “JUST KIDS”

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  1. CBGB

“CBGB!” urla qualcuno tra il pubblico del Politeama Rossetti di Trieste che assiste al concerto di Patti Smith (25 e 26 novembre 2019), accompagnata da Tony Shanahan. «Ha chiuso 13 anni fa» risponde secco Tony. «Create voi il vostro CBGB, qui. È uno stato mentale», aggiunge Patti. Ma dopo un po’ torna sull’argomento: «Scusate, non posso fare a meno di pensare al CBGB, a quell’odore di piscio di cane e di vomito umano che si sentiva. Proprio quello che piace a voi eh? Voi dite CBGB. Io dico ROSSETTI». Questo per far capire quanto certi luoghi restino nell’immaginazione anche di chi non li ha mai visitati.

Nel suo memoir “Just Kids” (Feltrinelli 2010) la Smith scrive:

«Ci fermammo in un localino sulla Bowery chiamato CBGB. Avevamo promesso al poeta Richard Hell che saremmo passati a dare un’occhiata alla band in cui suonava il basso, i Television. (…) Venivo spesso in questa zona della Bowery per far visita a William Burroughs, che viveva qualche isolato più a Sud del locale, in un posto chiamato Bunker. Era una via di ubriaconi che spesso avviavano un fuoco dentro grossi bidoni dell’immondizia per tenersi al caldo, cucinare oppure accendere le sigarette; se si lasciava correre lo sguardo lungo la Bowery si vedevano quei fuochi baluginare fino alla porta di William (…) Il CBGB era un locale stretto e lungo col bancone del bar sul lato destro della sala, illuminata dalle insegne al neon che reclamizzavano le varie marche di birra. Il palco era basso, sulla sinistra, fiancheggiato da un murales di fotografie che ritraevano bellezze di fine secolo intente a fare il bagno. Al di là del palco c’era un tavolo da biliardo, e in fondo al locale una cucina sudicia e una stanzetta dove il proprietario, Hilly Krystal, lavorava e dormiva col suo cane saluki, Jonathan».

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  1. CENTRAL PARK

La New York raccontata da Patti in quel libro è quella di fine anni’60 – primi ’70 e molti dei locali citati non esistono più (è comunque interessante visitare le location e vedere da cosa sono stati sostituiti) ma ci sono anche tanti posti che potete visitare: a Central Park, vicino alla statua del Cappellaio Matto potete immaginare una giovane Patti nel ’67, arrivata a New York con un fagotto di stracci pronta a dormire le prime notti sulle panchine.

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  1. CHELSEA HOTEL

Esiste ancora il Chelsea Hotel, di cui la Smith scriveva:

«(Al Chelsea Hotel) considerato quanto pagavamo avremmo potuto permetterci un alloggio spazioso nell’East Village, ma abitare in questo albergo eccentrico e dannato ci garantì un senso di sicurezza e un’istruzione stellare. La benevolenza che ci circondava fu la prova che il Fato tramava per aiutare i suoi figli entusiasti».

«(…) entrai con nonchalanche nell’El Quixote. Era un bar-ristorante adiacente all’hotel, comunicava con l’atrio grazie a una porta interna, e questo ci dava l’impressione che fosse il nostro bar, come in effetti era stato nei decenni precedenti. Dylan Thomas, Terry Southern, Eugene O’Neill e Thomas Wolfe erano tra quelli che lì avevano alzato un bicchiere di troppo (…) Al tavolo alla mia sinistra Janis Joplin teneva banco con la sua band. Più lontano, sulla destra c’erano Grace Slick e i Jefferson Airplane, assieme ai componenti dei Country Joe and The Fish. All’ultimo tavolo di fronte alla porta c’era Jimi Hendrix, il capo chino, mangiava col cappello in testa (…) i musicisti erano dappertutto.

Restai là in piedi, affascinata, senza tuttavia sentirmi un’intrusa, il Chelsea era la mia casa e El Quixote il mio bar. Non c’erano addetti alla sicurezza, né un pervasivo senso di esclusività. Erano tutti qui per il festival di Woodstock (…) Non avrei mai potuto prefigurarmi che un giorno avrei intrapreso il loro cammino. A quel tempo ero ancora una libraia di ventidue anni allampanata che arrancava tra parecchie poesie incompiute».

«Il Chelsea era una casa di bambole ai Confini della Realtà con un centinaio di stanze, ciascuna un piccolo universo. (…) Amavo quel posto, la sua eleganza trasandata, e quella sua storia che si teneva così stretta. Alcune voci raccontavano che bauli di Oscar Wilde languissero nelle stive del seminterrato, che spesso finiva allagato. Qui Dylan Thomas, sommerso da poesie e alcol, aveva trascorso le sue ultime ore. Thomas Wolfe si era fatto strada a fatica tra le centinaia di pagine del manoscritto che aveva dato vita a Non puoi tornare a casa. Bob Dylan aveva composto Sad-Eyed Lady of the Lowlands sul nostro pianoforte, e si diceva che Edie Sedgwick, sotto l’effetto dello speed, avesse dato fuoco alla camera mentre si appiccicava spesse ciglia finte a lume di candela».

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  1. CONEY ISLAND

Troverete quasi tutto come descritto a Coney Island, la meta preferita di Patti e Robert Mapplethorpe con irrinunciabile tappa da Nathan’s e i suoi hot dog.

«Mi era sempre piaciuto arrivare a Coney Island. La sola idea di poter raggiungere l’oceano con la metropolitana era magica (…) Per me non c’era nulla di più affascinante di Coney Island con la sua sabbiosa innocenza. Era il posto perfetto per noi: le giostre decadenti le insegne scrostate dei giorni andati, zucchero filato e bamboline Kewpie in cima a un bastoncino, abiti di piume e cilindri sbrilluccicanti. Passeggiavamo tra gli ultimi rantoli dei teatrini; avevano perso il loro smalto, però reclamizzavano ancora stravaganze umane come il ragazzo dalla faccia d’asino, l’uomo alligatore, la ragazza con tre gambe (…) raggiungemmo la fine del lungo molo dei pescatori; laggiù c’era un chiosco che vendeva caffè e cioccolata calda (…) era uno dei posti che prediligevo, e spesso fantasticavo di poter lavorare lì, e di vivere in uno dei vecchi casamenti di fronte a Nathan (…) Il molo venne spazzato via da una forte tempesta durante gli anni ottanta ma Nathan’s, il posto preferito di Robert, rimase in piedi».

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  1. ST. MARK’S CHURCH

Inaugurata nel 1799, tra le chiese più antiche di New York, Patti tenne il suo primo reading alla chiesa di St. Mark il 10 febbraio 1971.

«Gregory Corso mi portò al St. Mark’s Poetry, un collettivo di poesia che aveva sede nella storica chiesa sulla Decima Est (…) Gregory Corso, Allen Ginsberg e William Burroughs furono tutti miei maestri; ciascuno di loro bazzicava l’atrio del Chelsea Hotel, la mia nuova università».

 

Di recente ha dichiarato:

«Amo Tompkins Square Park e St. Mark’s Church, perché sembrano ancora esattamente come sono sempre state. St. Mark’s Church o B&H… mi piacciono le cose che sono sopravvissute. Adoro Russ & Daughters, insomma sono commossa che questi posti ci siano ancora».

 

Elisa Russo

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Patti Smith and Robert Smith, New York

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